La Pianura padana è in codice rosso: si sono osservate le curve di espansione dell’infezione che hanno mostrato accelerazioni anomale, in evidente coincidenza, a distanza di due settimane, con le più elevate concentrazioni di particolato atmosferico.

Il Pm10 avrebbe, secondo una ricerca, esercitato un’azione di boost, cioè di impulso alla diffusione virulenta dell’epidemia.
L’idea che l’inquinamento da Pm10 sia facilitatore delle infezioni non è nuova, a partire da polmonite e morbillo.
Il presupposto con il Coronavirus è lo stesso: il particolato funge da carrier per il trasporto del virus. Anche nell’etere. Forse tanto quanto una stretta di mano: «Più ci sono polveri sottili – afferma Gianluigi de Gennaro, dell’Università di Bari – più si creano autostrade per i contagi. È necessario ridurre al minimo le emissioni».

È noto che il particolato atmosferico funziona da vettore di trasporto per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus che si “attaccano” (con un processo di coagulazione) anche per ore, giorni o settimane. Inoltre, sarebbero lunghe le distanze che il virus potrebbe percorrere così trasportato.

Con questo l’azienda “Frealdo” vuole mandare un messaggio: restiamo tutti a casa, perchè non capita tutti i giorni, di salvare l’Italia, restando a casa.

iorestoacasa

andratuttobene

Perché l’inquinamento pm10 può agevolare la diffusione del virus

Potrebbe anche interessarti